Burnout da rientro

La domanda che spesso mi pongono le persone è: perché in questo periodo dell’anno, al riprendere dei normali ritmi di vita, io mi sento abbattuto o ansioso? Cosa succede? Molti di noi si mostrano ansiosi o con un umore molto basso al riprendere dei normali ritmi lavorativi e familiari. Ovviamente stiamo parlando di sintomi passeggeri che svaniscono dopo poco tempo per ricomparire dopo ogni periodo di pausa. Molti vivono il riprendere del traffico cittadino, del lavoro, dei figli da accompagnare ovunque come la condanna di Sisifo, il ritorno ai lavori forzati. Ovvio che riguarda solo chi non è soddisfatto della propria routine e non ha inserito dei momenti per se in questa routine.

Ovvero, se rientrare ci provoca ansia e malessere generale, probabilmente è a causa della sensazione di non potere avere tempo per sé stessi per un anno intero. Questo significa che durante i periodi di routine lavorativa non siamo abituati a prenderci spazi per rimanere in contatto con i nostri bisogni e rilassarci sanamente. In vacanza i nostri ritmi sono dettati dal nostro desiderio, ci svegliamo più tardi o andiamo a letto più tardi, ci concediamo spazi per passeggiate, sport, lettura, chiacchiere che abitualmente non ci concediamo. 

Per queste persone il rientro è caratterizzato da stati umorali alterati da un senso di malessere diffuso. Spesso dormono male, si sentono affaticati e con poca voglia di “fare”. Il proiettarsi nei mesi a venire frustranti o comunque anche solo faticosi provoca loro tristezza ed irritabilità. Quindi dobbiamo agire su quei mesi invece di limitarci ad aspettare le prossime vacanze. Come? Inserendo momenti di piacevolezza anche quotidiani, magari piccoli ma presenti. Evitando di trascurare l’attività fisica che produce benessere in maniera naturale sviluppando serotonina. Cercando di creare piccole pause durante i fine settimane che possano aiutare a staccare dal quotidiano. Prendendosi sempre un momento per sé e per i propri bisogni, momenti di presenza a se stessi per non dimenticarsi mai di se stessi. Magari anche evitando di utilizzare il cellulare prima di andare a dormire, attività che peggiora la qualità del sonno aumentando il senso di stanchezza generale. 

Precisiamo che il senso di malessere da sindrome di fine vacanza non è patologico né persistente. Nel caso in cui invece si dovesse dimostrare più profondo e persistente di quanto sia plausibile allora è il caso di chiedere aiuto perché non si tratta più di una normale malinconia da rientro alla routine ma di un campanello di allarme per qualcosa di più profondo che probabilmente è stato trascurato proprio a causa di quei ritmi alienanti utilizzati durante l’anno. In questo caso una consulenza può essere una buonissima scelta! Si può lavorare sulla propria capacità di ascoltarsi e riuscire a darsi un tempo maggiore e migliore.

Dr. Lucia Rosa Cantafio